Jeet Kune Do e Mixed Martial Arts, due facce della stessa medaglia. In un mondo spesso molto pressapochista e avaro di veri esperti e conoscitori, ma sempre più invaso da “sedicenti maestri” intenti ad apparire, è bene ricordare quale che sia la relazione, spesso sconosciuta o dimenticata, tra Bruce Lee e il combattimento in gabbia o, per meglio dire, tra il suo Jeet Kune Do e le odierne Mixed Martial Arts.

Su Bruce Lee non ci dilungheremo troppo, per chi fosse interessato ad avere un sunto della sua storia, vi rimandiamo all’articolo scritto dai nostri istruttori Davide e Luigi: Chi era veramente Bruce Lee, il fondatore del Jeet Kune Do.

Quello che ci interessa davvero è capire se e quali siano i rapporti tra queste due discipline. Sono davvero, in un qualche modo, collegate?

Come vedremo a breve, non solo le due discipline sono relazionate da una questione tecnica e filosofica, ma anche nella pratica e negli episodi che giornalmente ne hanno segnato la storia degli ultimi 30 anni!

Senza avere la presunzione (ne l’intenzione in questa occasione!) di voler scrivere un articolo totalmente esaustivo su un argomento tanto vasto, ci focalizzeremo su alcuni aspetti fondamentali ed episodi storici, per fare il quadro della situazione.

BRUCE LEE E LA FILOSOFIA DEL COMBATTIMENTO TOTALE

Quando negli anni sessanta un giovane Bruce Lee teorizzò la filosofia attorno alla quale sviluppare il suo sistema di combattimento, pose in primo piano una ed una sola questione: l’efficacia.

Ma questo non avvenne per caso. Il giovane marzialista infatti, già tra i massimi esperti e praticanti di Wing chun, iniziò ben presto un percorso attraverso le più svariate discipline marziali, fossero esse sportive o non, con lo scopo di assorbire il meglio in termini di efficacia.

Nessun tradizionalismo, nessuna limitazione sociale o culturale.

Pochi sanno, per esempio, che vinse ai tempi del college il torneo di pugilato, o che più tardi ricevette ad honorem una cintura nera nel Judo da uno dei massimi esponenti della disciplina negli Stati Uniti.

Ciò che Bruce voleva, era creare un sistema (estremamente personalizzato, uno “stile-non stile”) che prevedesse tecniche selezionate solo per efficacia in combattimento. La quasi totale assenza di forme o kata (inizialmente anche da lui allenate e quindi ben conosciute), ma applicazione e test reale delle tecniche, con conseguente esclusione di quanto non funzionasse o, semplicemente, fosse sostituibile con qualcosa di più efficace.

Esattamente quanto fatto e tuttora ricercato dagli atleti di MMA.

JKD E MMA SONO ALLORA LA STESSA COSA?

E qui veniamo alle prime vere differenze. Se entrambe le discipline utilizzano tecniche derivate da differenti stili, ed ognuna lo fa per ottenere il vantaggio massimo in combattimento, dove differiscono?

Sono allora la stessa cosa?

No, non lo sono, per un motivo molto semplice. Per quanto infatti le MMA siano lo sport di contatto più duro al mondo e i suoi match possano spesso svilupparsi in maniera anche abbastanza cruenta, esse sono e rimangono una disciplina sportiva. Con poche, ma chiarissime, regole.

Ed è proprio qui la differenza. Il Jeet Kune Do insegue una efficacia assoluta. Questo significa in qualunque tipo di situazione. Nessuna classe di peso, nessuna garanzia di uno contro uno, possibilità di combattere armati o disarmati, nessuna certezza di uscire non solo incolumi ma addirittura in vita!

Questo in fondo è quello che sono i combattimenti e le aggressioni in ambienti urbani, come d’altronde vediamo purtroppo tutti i giorni leggendo un qualsiasi quotidiano in giro per il mondo.

Le MMA invece sono diventate un vero e proprio sport con un loro regolamento, con tutte le limitazioni, ma anche le caratteristiche etiche e morali che una disciplina sportiva deve avere.

Questo ha portato alla creazione di programmi tecnici di allenamento che seppur con una importante parte in comune, poi si sviluppano a profondità differenti.

Oggi, un buon fighter di MMA (e di conseguenza una seria scuola), deve avere un programma altamente esauriente in tutte e 3 le componenti del combattimento: striking (il combattimento di percussioni in piedi), wrestling (la lotta corpo a corpo fatta di proiezioni e difesa dalle stesse), e ground fighting (combattimento al suolo composto sia di tecniche di percussione che di sottomissione).

Il Jeet kune do, nella sua forma Concept (rimandiamo all’articolo sul Jeet kune do per capire quale siano le due dottrine) avrà sì lo stesso focus su tali settori e distanze di combattimento, ma si differenzierà (soprattutto ai livelli più avanzati) per la sostituzione di tecniche pensate per una competizione e quindi rispettose di un regolamento con altre, ove possibile, più efficaci in assenza di regole (cosa questa già accaduta da tempo ormai con il BJJ e il suo GI, e le tecniche di sottomissione applicate a un combattimento di MMA ove si combatte senza possibilità di sfruttare il kimono, il che cambia davvero tutto).

Un banale esempio può essere fatto con l’utilizzo del headbutt (la testata) per terminare un combattimento in clinch, o per passare la guardia a terra, essendo essa molto più rapida ed efficace di altre tecniche di percussione o passaggio guardia, è spesso la prima scelta in un combattimento urbano per aprire la close guard dell’avversario, mentre non è assolutamente consentita (non più) nelle gabbie di MMA.

Ancora più evidente ed estremo può essere l’esempio della tecnica utilizzata nel Jeet Kune Do PFS e nelle MMA per liberarsi dalla cintura frontale (body lock) di un avversario.

Mentre nella disciplina sportiva questo può essere fatto in vari modi, ma sempre focalizzandosi sul proprio baricentro, il posizionamento del bacino e l’utilizzo di una contro cintura per crerare spazio, nel Jeet kune do si valuta, in base alla gravità della situazione, se ricorrere in più all’utilizzo dei bites (veri e propri morsi) e dei jik tek (calcio ai testicoli). Ma senza una corretta applicazione delle posizioni e dei principi citati in precedenza, non si avrebbe il tempo per utilizzarle, da qui lo studio comune di gran parte delle tecniche.

Di questi esempi se ne potrebbero portare a migliaia, ma ciò che ci interessa trasmettere, è proprio il fatto che il Jeet Kune Do sia una sorta di MMA da strada. Quindi prevede sì lo studio di una grande quantità di tecniche in comune (fatta eccezione per tutto ciò che non avrebbe senso nei tempi e ritmi di un combattimento urbano) che fungono però soltanto da base per quella che sarà poi la specializzazione urbana del combattimento, fatta di strategia contro avversari multipli, armi ed oggetti di uso comune, e singole tecniche o varianti delle stesse, fondamentali in strada, ma inutili o al più non consentite in gabbia.

LA STORIA PARALLELA E SILENZIOSA DELLE DUE DISCIPLINE

Quello che pochi sanno, e da qui lo stupore generale quando nell’ambiente qualche personaggio di spicco ricorda Bruce Lee come il vero, primo fighter di MMA della storia (come recentemente accaduto nelle parole di Dana White, o del fighter MMA Masvidal), è che in realtà il percorso delle due discipline si è spesso incrociato, pur lasciando le luci della ribalta al lato sportivo, e rimanendo nell’ombra dal punto di vista marziale.

Fin dall’inizio, essendo già abituati per filosofia e ricerca dell’efficacia ad allenare differenti distanze e tecniche da diversi stili di combattimento, atleti ed istruttori del JKD hanno amato confrontarsi nel nascente sport. E ancora più spesso sono stati ricercati come i migliori istruttori e pionieri.

Nella nostra scuola lo stesso Davide è una piccola conferma di questo. Più volte parlando con lui e dei suoi inizi di carriera capiterà di sentirlo ricordare di come, ai primi match, ma finanche alla nazionale, al titolo italiano unico o al mondiale, si presentasse con orgoglio con felpa e maglie riportanti il logo del Jeet Kune Do e di come, fin dall’inizio, l’abitudine a cambiare distanza di combattimento fosse naturale proprio grazie al suo background in questa disciplina e fosse quindi un grande vantaggio (oltre alla specializzazione pugilistica ovviamente).

Ci sono poi una serie di persone ed eventi che pochi conoscono, ma che sono estremamente rilevanti.  E allora stupirà sapere del leggendario team con punte di diamante Ron Balicki e Erik Paulson girare il mondo per confrontarsi con atleti famosi e già leggendari in altri sport da ring, che spesso venivano “scioccati” dall’essere sconfitti da “sconosciuti” fuoriusciti da una certa Inosanto Academy, e studiosi del Jun Fan Kung fu (appunto il Jeet kune do).

O ancora come la stessa famiglia Gracie abbia riconosciuto in Erik Paulson l’uomo che più di ogni altro ha portato nel combattimento a terra i leg lock, o ancora di come, lo stesso Erik Paulson, per una questione “politica” fu costretto a ripiegare su un torneo mondiale, poi vinto, di Vale tudo, lasciando la precedenza alla partecipazione in UFC a Royce Gracie con il quale lo stesso Paulson si allenava a terra.

Tutti sappiamo la fama che ne derivò per il BJJ, pochi sanno come stanno le cose nella loro interezza (qui un match di Paulson del tempo):

O ancora a molti stupirà sapere come, una delle più note scuole di MMA del mondo, la SBG, nota negli ultimi anni per essere la scuola di Conor Mcgregor, ma in realtà già prima di molti altri atleti, non sia altro che l’acronimo di “straight blast gym”, ovvero di quei “pugni a catena” mutuati da Bruce Lee dalla sua prima disciplina di studio e divenuti cuore del Jeet Kune Do.

Questo perché, la stessa SBG, fu fondata da un’altro illustre studioso, atleta e Maestro di Jeet Kune Do, Matt Thornton.

Di aneddoti e collegamenti ve ne sarebbero davvero una marea, ma proprio per il disinteresse ad apparire del Jeet Kune Do e di chi lo trasmette (famosa la riluttanza dello stesso Bruce Lee quando divenne troppo nota la sua disciplina), ed invece il lato estremamente mediatico delle MMA, molto pochi sanno di quanto la disciplina fondata dal Piccolo Drago e poi evoluta tutt’oggi dai sui discendenti, e il più noto e spettacolare sport di combattimento del mondo, siano in realtà, davvero, due facce della stessa medaglia.