Bruce Lee, un nome e un personaggio riguardo al quale si è detto e si continua a dire davvero di tutto, spesso senza avere reale cognizione.
Ma andiamo per gradi, cercando di fare un po’ di chiarezza su questo tanto discusso atleta, marzialista, filosofo, attore e, aggiungiamo noi anticipando parte del contenuto dell’articolo, rivoluzionario del mondo marziale.
Lî Xiâolóng, così all’anagrafe, è personaggio noto a tutti. Una icona divisa tra cinema e marziale a livello dei più grandi miti del secolo scorso: da James Dean a Elvis Presley. Una icona spesso idolatrata ed osannata senza senso critico da molti oppure, come poi spesso accade, infangata e sminuita da altri.
Sul suo conto ed in particolare dopo la sua misteriosa morte si è detto di tutto, e da molte leggende che apparentemente lo esaltano, siamo certi avrebbe preso le distanze. Proprio perché Bruce Lee era prima di tutto uno studioso e scienziato (state ben attenti, scienziato e non artista) marziale.
Lee infatti, nasce a San Francisco il 27 novembre 1940 durante una tournée negli Stai Uniti della compagnia del padre, attore anch’esso.
Cresce facendo la spola tra Hong Kong e gli USA.
Nell’infanzia trascorsa nella prima, si trova a fare i conti con la diffusissima criminalità giovanile, che lo avvicinerà alle arti marziali, entrando e studiando per 5 anni nella scuola di uno dei più grandi esponenti del Wing Chun della storia, tale Yip Man. Questo segnerà per sempre Lee, che non cesserà mai più lo studio delle discipline marziali, rinnovandole e rivoluzionandole dall’interno come vedremo.
Trasferitosi in America in pianta stabile, affascinato da ogni disciplina di combattimento, ed essendosi reso conto della limitatezza del Wing Chun, si avvicinò al mondo degli sport da ring, attratto dalla loro efficacia e praticità, guardando sempre tutto però in un’ottica NON sportiva, e quindi di difesa personale.
Inizia perciò una serie di approfondimenti che vanno dalla scherma al pugilato passando per il judo.
Le conoscenze acquisite verranno elaborate da Lee in un sistema che prenderà il nome di Jeet Kune Do.
Un sistema in continua evoluzione, tanto da essere modificato, aggiornato, evoluto in continuazione da Lee fino alla morte, sempre alla ricerca della massima efficacia in combattimento in contesti NON sportivi. La massima espressione della difesa personale.
Anche dal punto di vista fisico Lee mutuò dagli sport da ring l’importanza della preparazione fisica, includendo allenamenti a 360 gradi con elementi di fitness quali incremento di forza, velocità, resistenza e flessibilità.
In questa ricerca continua e quasi ossessiva dell’efficacia, Lee toccherà vette di eccellenza in numerose arti nelle quali si imbatterà, tanto da essere riconosciuto come un talento straordinario e preso da esempio da numerosi maestri e atleti che si rivolgeranno a lui nel tentativo di assimilare questa sua filosofia e concetti.
Verrà insignito di cintura nera nel judo da parte di uno dei massimi esponenti mondiali della disciplina, a dimostrazione di come stesse addentrandosi anche nel mondo della lotta corpo a corpo.
Fin da giovane accettò e partecipò a confronti duri, nei quali testava l’efficacia delle tecniche e delle sue intuizioni, e parte di questi incontri sono tutt’oggi raccontati da testimoni che ebbero la possibilità di assistere a tali dimostrazioni.
Falsa è quindi anche l’accusa che gli viene fatta dai suoi detrattori, di avere sempre evitato confronti e gare ma anzi, nonostante la grande spinta al confronto con le altre arti marziali e sport da ring, il Jeet Kune Do rimase focalizzato sull’idea della difesa personale ed anche se molte tecniche avrebbero potuto funzionare su in un contesto di gare agonistiche, Bruce Lee non volle mai creare o partecipare ad alcuna competizione ufficiale, perché ne avvertiva tutte le limitazioni.
Il suo lavoro fu talmente straordinario che egli viene unanimamente riconosciuto come il precursore delle Mixed Martial Arts, lo sport di contatto più duro al mondo.
Ad oggi, la sua impronta è talmente importante, che il suo sistema continua a svilupparsi grazie ai suoi eredi “spirituali”, in particolare il suo amico, maestro e allievo Dan Inosanto e i suoi successori, che hanno a loro volta evoluto il JKD prendendo strade differenti a seconda del contesto. Sono nate perciò varie forme dette Concept. Che mantengono cioè i concetti e la filosofia del “utilizzare ciò che è utile, e scartare ciò che non funziona”.
Una cosa è certa, potremmo scrivere per ore riguardo al Piccolo Drago, e non arriveremmo a sviscerare nemmeno la più piccola parte del suo operato e delle sue intuizioni.
Per questo, chi non è dentro al mondo del Jeet Kune Do e degli sport da ring in maniera davvero approfondita, non può sapere quanto quest’uomo non fosse un semplice attore, ma un rivoluzionario che tentò, attraverso il cinema, di trasmettere i principi e la filosofia del combattimento reale e senza regole.
Per molti Bruce Lee è semplicemente quello dei salti, calci volanti e dei versetti vocali ridicoli. Ma queste persone non hanno idea dell’impatto dirompente e rivoluzionario che quest’uomo ha avuto ed ancora oggi ha, su tutti noi marzialisti e fighters.
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